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Alpha Storm 3

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"La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso.
(Fabrizio De André)"

Forse, quello che abbiamo trovato in tre giorni in terra sarda e stata veramente un'esperienza paradisiaca, con qualche venatura infernale.
Il traghetto della Tirrenia ci fa sbarcare alle 7.30 di mattina in quel di Olbia, è venerdì , siamo decimati in numero e abbastanza curiosi di sapere se tutto ciò che ci e stato raccontato riguardo gli eventi del comitato sardo di softair è realmente vero, il tutto , purtroppo o per fortuna , senza un vero caposquadra a poterci fare da Virgilio in questo girone dantesco .
Possiamo fare affidamento sulle nostre energie e le nostre conoscenze, consapevoli di portare un vessillo che pesa.
Molliamo l'attrezzatura al b&b e alle 12.00 siamo già a Cagliari, per una giornata fatta di sole, mare, buon cibo e tanto tanto mirto.
Lo stesso mirto che la sera mi fa pagare la penale per averne abusato regalandomi giramenti di testa ed un mal di pancia che non dimenticherò .
Un buon sonno ristoratore ci permette di essere già pronti alle 9.30 per infiltrarci in area operativa, e le sorprese non tardano ad arrivare: abbiamo sottovalutato le curve di dislivello che c'erano sulla mappa, esse si rivelano essere veri e propri strapiombi e non discese molto impegnative come pensavamo.
Ergo tutti i waypoint che abbiamo inserito rimarranno solo ed esclusivamente sulla mappa, visto che sono irraggiungibili!
Così ci incamminiamo sull'unica strada carrabile che percorre l'intera area operativa, attraversandola da sud est a nord ovest, nella speranza di poter presto addentrarci nella vegetazione che si rivela essere assai peggio di come c'era stata descritta: il sottobosco e composto di rovi fitti come una maglia in lana cucita da nonna con il Parkinson, i mirti che come un sacco da boxer ti rispuntano fuori anche se ti ci lanci di peso e rocce scivolose pronte a a franare sotto i tuoi piedi .
Così percorriamo l'unico sentiero a nostra disposizione finché a 100 m dal primo obiettivo riusciamo a defilarci sulla sinistra fino a trovare un'ottima posizione dove effettuare più di tre ore di recon tramite le quali riusciamo a reperire informazioni vitali per il seguito della missione: dalla nostra posizione riusciamo a reperire le coordinate dell'armeria il campo base ONU, la diga e un accesso del ground zero sopra il quale è posizionato una batteria Sam, facciamo foto e video, tracciamo le coordinate e notiamo svariati dettagli che ci torneranno particolarmente utili in futuro.
Le forze ostili sono ben dispiegate e variano dai 6 ai 18 operatori, un'azione diretta è per noi impensabile così contattiamo la De, la quale per prima cosa si complimenta con noi per i dati acquisiti, e cerca gli estremi per una joint actions con altre SF, ma purtroppo riceviamo luce rossa.
In compenso, ci ordinano di sabotare uno dei punti da noi trovato durante la recon: la diga.
Così dopo aver mangiato mezzo panino ci rimettiamo in viaggio ,sono circa le tre e pianifichiamo il seguente tragitto: tornare indietro sulla strada che abbiamo percorso appena infiltrati , scendere nel letto del fiume e da lì costeggiare il bordo in modo da non essere notati dalle pattuglie ostili di guardia sulla sommità ai nostri fianchi , fino al raggiungimento della diga.
Il percorso già dall'inizio si rivela impegnativo e man mano che avanziamo i massi sul letto del fiume diventano sempre più grandi finché non ci costringono a muoverci come bambini sugli scogli. Avanziamo per circa 400 faticosissimi metri finché non troviamo dinanzi a noi una pozza di acqua stantia Che ci blocca il percorso.
Cerchiamo un passaggio alternativo ma siamo totalmente al di sotto del livello dei sentieri carrabili e l'unica opzione è quella di bagnarci per poter proseguire. Preso dalla foga e dall'enfasi della situazione sopravvaluto la stabilità del mio baricentro e finisco con il fondoschiena entro l'acqua bagnandomi un po' come un pulcino e provocando le grasse risate dei miei commilitoni.
Riusciamo a superare il piccolo stagno davanti a noi ma, appena voltato l'angolo si erge una problematica ancora più ardua: siamo a 150m in linea d'aria all'obiettivo ma c'è una parete di roccia alta circa 30 m che ci divide da esso .
Il 9° non molla, questo si sa, ma pretendere di rischiare molto grosso per esso è un atteggiamento irresponsabile ed è ciò che abbiamo appreso dopo aver scalato quella parete di rocce a mani nude con totale incoscienza e senza pensare a ciò che sarebbe potuto accadere se un masso mi avesse fatto perdere la stabilità e mi avesse fatto cadere per 30m nel vuoto .

Durante l'arrampicata ci rendiamo conto che gli operatori Onu a difesa dell'armeria vista durante la record mattutina si stanno gustando la scena dall'altra parte del crepaccio facendo foto e pianificando i nostri futuri movimenti semmai fossimo usciti da quella follia.
Giunti sulla sommità della parete tentiamo di occultarci dalla vista dei nostri nemici, ma essi non contenti dello spettacolo del quale hanno appena goduto, decidono di inviare un Drone sopra le nostre teste tanto per provare ancora di più i nostri nervi già tesi dalla follia appena compiuta.
Dopo circa 30 minuti immobili riusciamo a riprendere la marcia verso la diga ma la vegetazione è così folta da impedire il passaggio diretto, sembra che la fatica appena fatta sia stata vana finché non scorgo un piccolo buco tra gli alberi che mi permette di aggirare la vegetazione e poter raggiungere l'obiettivo alle spalle. Vengo raggiunto da Ocelot e Black e una volta sicuri dell'assenza di operatori ostili io ocelot facciamo irruzione nel complesso mentre Black ci guarda le spalle, apriamo la scatola contenente i meccanismi di funzionamento della ditta, colleghiamo la batteria che è all' interno e depositiamo due panetti dici c4 con il nostro bigliettino da visita facendo attenzione a non essere visti dai nemici a guardia del sentiero oltre il letto del fiume.
Abbandoniamo così questo obiettivo, comunichiamo l'operato alla De che di complimenta ancora con noi e cerchiamo di salire in quota per raggiungere il sentiero fino a quando Ocelot non sente dei rumori.
Sembra essere una pattuglia alleata spaventata dai nostri passi ma dopo pochi secondi si rivelano essere caschi blu dell'Onu, non fanno in tempo a vederci che le nostre armi iniziano a cantare mentre mettiamo in scena una ritirata tattica da manuale (grazie Spider per avercela insegnata) arretrando ad uno ad uno mentre gli altri coprono e grazie ad essa ci defiliamo ai lati della diga nascosti dietro l'immancabile e sempre più antipatica vegetazione locale.
Il sole inizia tramontare, di lì a poco sarebbe calata la notte e non trovare un sentiero prima di essa potrebbe essere un grave problema ma una Fir, due droni e quattro pattuglie ostili ci tengono inchiodato su quella salita.
Prossimo obiettivo, il computer da hackerare, è a soli 150m da noi ma la situazione ci obbliga ancora a temporeggiare finché l'oscurità non ci permette di poter risalire sul sentiero e raggiungere quest'ultimo.
Anche su di esso non troviamo ostili così Black, come da copione , si mette alla consolle e inserisce la chiavetta USB per poter ottenere i nomi degli ufficiali Onu corrotti mentre io e Ocelot copriamo l'unica via d'accesso finché, saggiamente, quest'ultimo rientra nello stabile e nota una valigetta.
Esce fuori e si mette in copertura per permettere a me di analizzare il suo contenuto, si tratta di una valigetta contenente fiale di reagenti shader, un arma batteriologica sintetizzata da uno dei bersagli prioritari della nostra missione: Alex Najer .
Noto che dall'involucro della valigetta escono dei cavi, e mi ricordo che le direttive sono quelle di comunicare con la De in caso di ritrovamento di questi reagenti .
Esco dallo stabile e provo a mettermi in contatto con la De, ma a causa della scarsa copertura (per tutta la durata dell'evento il mio telefono è rimasto su nessun servizio) non ottengo risposta, così, decido di non sfidare la sorte, fotografo tutto e lascio lì i reagenti .
Nel contempo, il mio collega Black è riuscito con successo ad hackerare il computer, anche questo Obj è stato svolto con successo, lasciamo un bigliettino da visita e seguiamo un improbabile sentiero per trovare un luogo dove poterci cambiare per la notte e provare a mangiare qualcosa.
Sono le 21, e le 12 ore in area operativa iniziano a farsi sentire, ma siamo solo al giro di boa, il bello deve ancora venire!
Mangiamo, ci cambiamo, indossiamo i visori notturni e nell'arco di 30 minuti riscendiamo il sentiero e ci mettiamo nella strada carrabile.
La De è sorpresa dal nostro operato ma ci informa che al momento la zona è particolarmente calda.
Non facciamo in tempo a ricevere la comunicazione che troviamo dinanzi a noi la torretta Sam spostata in mattinata e, come ben sapete, un po' di C4 non si nega a nessuno .
Riprendiamo la marcia finché Ocelot intravede una pattuglia venire nella nostra direzione ma intorno a noi vie di fuga non ce ne sono;
sulla sinistra c'è l'immancabile dirupo e sulla destra c'è un muro di pietra di 3m, così ci occultiamo ai bordi della strada in modalità porcospino.
Si tratta di una pattuglia Onu che ha appena vinto un ingaggio e sta scortando dei prigionieri al proprio campo base.
Ci passano affianco, così vicino che una delle loro armi tocca Ocelot ma non si accorgono della nostra presenza.
Neanche il tempo di rialzarsi che un'altra pattuglia ci passa di fianco, anche quest'ultima ci supera ma una volta che il pericolo sembra scampato l'ultimo ostile si gira e punta con la torcia lo zaino di Ocelot mettendo in bella vista la patch con scritto geniere che svetta su di esso .
La luce rimane per due secondi ad illuminare lo zaino perché io e Black ci voltiamo e apriamo il fuoco, la pattuglia viene messa in fuga e dal crepaccio alla nostra sinistra iniziano a spararci ma sono troppo lontani per raggiungerci.
Nel volersi defilare da quella situazione infernale cadiamo dalla padella alla brace:
Ocelot vede grazie al visore notturno sei operatori il linea sulla nostra strada, hanno gli zaini, crediamo siano una pattuglia di interdizione.
Ocelot esclama "Ripper?"

Come risposta fioccano pallini, ci defiliamo sulla destra, due di loro cadono ma noi siamo messi in linea e con le spalle al muro.
Io sono il primo ad essere colpito seguito da Ocelot e per chiudere Black .
Abbiamo perso l'ingaggio.
Veniamo fatti inginocchiare e ci sequestrano le armi e come da copione veniamo fatti prigionieri e veniamo scortati da tre pattuglie e una Fir al campo base Nato .
I ragazzi della contro recitano benissimo la parte ma dispensare sorrisi ed entusiasmo ad ogni passo, mentre Ocelot e Black ancora si interrogano sul perché abbiamo perso l'ingaggio senza ricordarsi che siamo tre contro sedici in 100m di strada. Raggiunto il campo base Nato veniamo privati di tutto incappucciati e ammanettati al ciglio della strada.
È il momento di mettere in atto la copertura: consapevole di aver preparato un'ottima copertura penso di poter uscire senza troppe difficoltà da questa situazione ma per la prima volta vengo smentito, tutto ciò che sapevo riguardo la prigionia, non è nulla in confronto a ciò che ci attendeva :
Sono il primo ad essere interrogato, bendato vengo scortato passo dopo passo in una stanza, c'è un fuoco acceso ed un uomo ad aspettarmi.
Temporeggia prima di proferire parola, dal cappuccio che ho in testa scorgo pochi dettagli, la stanza e abbastanza grande, ma è ad uso e consumo di pochi, il personale non necessario viene allontanato con toni non amichevoli.
Il mio interlocutore mi chiede chi io sia e che cosa ci facevo nel loro territorio armato di tutto punto.
Rispondo di essere un ricercatore del Cern e che finché non avessi avuto davanti colui che è raccomando della base non avrei proferito parola riguardo il mio operato in quell'area.
Ancora mi devono togliere il cappuccio e già arriva la prima brutta notizia:
i nostri zaini sono stati totalmente svuotati, i nostri aguzzini hanno in mano ogni oggetto che ci appartiene.
Mi chiedono come mai un ricercatore del Cern ha delle direttive inerenti tutto ciò che di illecito c'è in quell'area e come mai su quei fogli capeggiarono la scritta 9° incursori.
Ecco il grande errore che abbiamo fatto: abbiamo portato in aria operativa parte del book.
Sostengo di aver trovato quei fogli su dei cadaveri alla base della diga, non mi credono la nostra situazione si sta compromettendo .
Gli dico di guardare il motivo del nostro essere presenti in quell'area, cioè la ricerca del diamante contenente la particella di antidrogeno che ci serve a sviluppare l'antimateria.
Mon si degnano neanche di dare uno sguardo alla documentazione che gli fornisco, prendono e buttano i fogli dentro al fuoco dicendo che è l'intera giornata che emeriti sconosciuti ficcano il naso nei loro affari e raccontano cazzate una volta scoperti .
Lì penso cazzo siamo nella merda .
Portano su Black e incominciano ad interrogare anche lui riguardo questo book appartenente ai 9° incursori; lui dice che non ne sa nulla e si attiene a quello che gli ho detto, risponde solo ed esclusivamente con nome, grado e Istituto di appartenenza.
Mai e poi mai avrei pensato che un interrogatorio potesse raggiungere questi gradi di realismo e di conseguenza siamo nella merda.
Cerco di tornare al centro dell'attenzione per uscire da quella situazione complicata ma come risultato ottengo d’essere allontanato dalla sala dell'interrogatorio.
Vengo messo al bordo di un precipizio e per rendere meglio l'idea lanciano un sasso nel vuoto, sento il tonfo della caduta dopo più di cinque secondi, il mio carceriere mi chiede che fine faccia il mio volto se finissi di sotto.

Al mio posto prelevano Ocelot , so che gli interrogatori non sono il suo forte ma spero abbia capito il realismo della situazione; così rimango a prendere un po' di sani fumi del generatore alimentato a benzina, finché sempre incappucciato una voce mi chiede smetterla di raccontare cazzate vuole sapere cosa so riguardo la carta Visa.
La Visa non è altro che la chiavetta usb nella quale abbiamo archiviato i file hakerati poche ore prima.
Io rispondo che non ho minimamente idea di cosa stia parlando, si fa più insistente: "cosa cazzo sai della carta Visa" continuo a non proferire parola, giuro di non saperne niente finché dopo pochi minuti vengo di nuovo riaccompagnato nella sala dell'interrogatorio.
Ci mettono in fila e ci levano gli anfibi, non il massimo quando i tuoi calzini sono ancora umidi a causa del torrente, e continuano a chiederci di questo fascicolo l'errore fatto ci mette in una serissima posizione ma non pregiudica la nostra copertura.
I nostri aguzzini, infine , decidono di risparmiarci ma solo dopo averci privato di tutte le nostre scorte alimentari, aver svuotato tutte le nostre vesciche d'idratazione e sequestrato tutte le munizioni in nostro possesso fatta eccezione di pochi caricatori.
Terminato questo massacro psicologico ci fanno i complimenti per l'operato e per gli obiettivi raggiunti in virtù dell'essere solo in tre ma ci rimarcano il grave errore dell'aver portato in area operativa il book .
Ci tratteniamo per pochi minuti con piacevolissima compagni di Hannibal, Hat Lock e il resto dei nostri carcerieri, finché non veniamo scaricati da una Fir ai margini della mappa.
La situazione è la seguente: non abbiamo munizioni e viveri, siamo obbligati, come ci ha consigliato il capo della base nato, a dover placcare qualunque ostile per poterci appropriare dei suoi beni e riprendere la marcia, consapevoli che ci mancano ancora tutti gli obiettivi dell'area nord.
Come se non bastasse ecco l'ultima beffa: i nostri GPS sono stati le resettati , eliminando tutti i dati di navigazione, le cartine ci sono state sequestrate e il GPS cartografico che Jager mi ha fornito è stato settato in arabo.
Questo ci obbliga perdere altro tempo prima di poter riprendere la marcia, ma il morale è alto e la possibilità di tornare in gioco con più stimoli di prima ci porta ad essere assetati di vendetta. Ci incamminiamo e dopo neanche tre minuti di marcia notiamo una pattuglia sul sentiero: siamo come vampiri sul collo di una bella vergine e in meno di una frazione di secondo le nostre torce sono puntate sul viso dei potenziali ostili, il mio cyalume già illumina il cofano del veicolo.
Purtroppo lo scherzo che ci gioca il destino è comico : si tratta di una pattuglia dell'interdizione, era il buon Thermal che ci abbraccia e ci chiede novità riguardo l'andamento della missione.
Siamo contenti di trovare quest'amico in area operativa ma onestamente avremmo preferito una pattuglia ostile da poter sciacallare!
Riprendiamo la marcia ancora più assetati di sangue finché non raggiungiamo su di un altro obiettivo presente nella nostra tabella di marcia: si tratta di una torretta Sam.
In meno di un minuto l'immancabile c4 del 9° già padroneggia questa postazione, ormai manca un solo obiettivo a raggiungimento della missione: bisogna distruggere l'alimentazione del secondo livello del Ground zero.
L'obiettivo non è distante, si trova a meno di 400m da noi, ma è totalmente in discesa ed è proprio in linea d'aria con il campo base Nato nel quale siamo stati prigionieri.
Black rimane sopra di noi per darci copertura io e Ocelot scendiamo, grazie al visore notturno siamo in grado di rimanere occultati e riusciamo ad introdurci e disattivare il condotto di areazione e di monitoraggio della temperatura del Ground zero.
Anche questo Obj è stato preso.
Comunichiamo alla De i risultati del nostro operato, riceviamo i complimenti.
Sono le quattro di notte e abbiamo svolto tutti gli Obj in nostro possesso.
Mancherebbero solo due azioni per mettere la ciliegina su di una torta già squisita: sabotare i due quartier generali presenti nell'aria operativa!
Comunichiamo la volontà di voler rimanere operativi anche se la De ci consiglia di andarci a riposare, così ci appostiamo nei pressi del campo base Nato dove eravamo stati fatti prigionieri, li avevo dimenticato il mio telefono cellulare.
Siamo oggettivamente indecisi se entrare con le luci rosse per chiedere se era stato trovato il telefono o infiltrarci senza farsi notare per poi imbracciare le armi e riprendere il materiale che c'era stato sottratto e con l'occasione chiedere del mio telefono.
Una pattuglia di questo campo base che viene la nostra direzione ci fa optare per la prima scelta così gentilmente una staffetta mi riconsegna la causa del mio stress quotidiano, un maledetto iPhone e ci consiglia di dare un'occhiata nella zona nord ovest della mappa, ci dicono che c'è ancora carne al fuoco per noi.
Ci dirigiamo in quella direzione, scopriamo un accampamento ostile dove c'era un altro computer da decifrare che purtroppo non ha retto alle 20 ore di gioco, i server erano fusi .
Ci dirigiamo ancora più a nord e troviamo un complesso gli antichi edifici nel quale però stavano per operare la pattuglia del nostro amico Thermal, decidiamo di non metterci in mezzo visto che quest'ultimi avevano ancora del lavoro da fare e non volevamo essere d'intralcio.
Sono passate le cinque di mattina la stanchezza ormai si fa sentire e la sete di vendetta per il materiale che ci era stato sottratto non è più un carburante in grado di sostenere un'azione nei confronti del campo base, decidiamo di esfiltrare.
Visto la difficoltà del terreno e le urla che provengono dei miei polpacci consiglio di contattare la DE per andarcene tramite un mezzo motorizzato ma Ocelot vuole abbandonare giustamente l'aria operativa con le sue gambe.
Gli ricordo che l'unico modo per uscire è la strada che taglia a metà il terreno di gioco nel quale sono presenti tutte e due le fazioni ostili, passare senza incontrare brutte sorprese è impossibile.
Quindi mi chiede dato il mio ruolo di cartografo di trovare un sentiero alternativo, l'unico che vedo ci fa avvicinare di molto alla zona d'esfiltrazione ma vedo che è palesemente interrotto per circa 200m e potremmo trovare di tutto: da semplice boscaglia a un dirupo.
lo metto a conoscenza dell'incognita e di comune accordo decidiamo di optare per questa soluzione: ecco il secondo errore.

Percorriamo circa 2 km sul sentiero che di colpo si interrompe davanti a noi, decidiamo di scendere nella vegetazione sperando di poter attraversare questa zona e di poter varcare quei fatidici 200m.
Siamo fortunati per circa 100m, poi l'amara sorpresa dinnanzi a noi: dopo una discesa ripidissima che permetteva il passaggio solo accucciandosi, troviamo un crepaccio del quale non riusciamo neanche a scorgere la fine.
Preso dal nervoso, ordino il dietrofront che mettiamo all'unanimità in atto, incontrando non poche difficoltà!
Ripercorriamo il sentiero e ritorniamo, per l'ennesima volta , al campo base nato.
I ragazzi di Hannibal si sono appena risvegliato dopo un riposino, ormai l'evento è giunto al termine, comunichiamo alla De la volontà di esfiltrare con un mezzo e per le 8 siamo al parcheggio, dopo incontriamo una coppia sniper/spotter della 17ranger, anche loro appena rientrati!
Dopo un abbondante colazione in loro compagnia e una piacevolissima chiacchierata riguardo il palcoscenico italiano del softair, ci dirigiamo al pranzo di aggregazione, dove incontriamo tutti i protagonisti di questo magnifico evento!
Scambiamo abbracci, esperienze e patch con tanti nuovi e vecchi amici, sinceriamo il nostro Jager dell’ottima riuscita dell'operazione e per le quattro siamo già in auto direzione Olbia, per prendere il traghetto che ci riporterà in terra natia, dove una giornata lavorativa già ci attende.
Tornati a casa, siamo ancora entusiasti per l'esperienza vissuta, consapevoli di aver dato il massimo, consci di dover ancora migliorare su moltissimi aspetti, ma soddisfatti del nostro operato.
Le ultime righe vanno doverosamente spese per quel popolo che vive nell'isola descritta come un paradiso da De Andrè:
Gente tosta, che non ti regala niente e che porta questa disciplina al massimo del proprio realismo; ma quando finisce il ruolo, inizia la realtà: delle anime pure che sprigionano felicità è voglia di star bene insieme come mai avevo visto .

06-07-08 Ottobre 2017