Abbiamo evitato lo scontro, siamo tutti, proseguiamo verso il nostro Obj: La Cueva, mancano circa 300mt di bosco.
Arrivati sul posto vediamo uno strano edificio, sembra un trullo, di quelli che ci sono in Puglia, è illuminato, vediamo delle sagome ma sono immobili, ci fermiamo per osservare meglio, niente non si muove niente. Decidiamo di avanzare velocemente e scopriamo che quelle sagome non sono altro che dei manichini, posti a terra o impiccati, nelle più svariate posizione, ricoperti di macchie rosse come se fossero persone giustiziate sul posto, ne contiamo una ventina circa.
All’interno del casolare c’è una radio che trasmette una tipica musica di guerra colombiana e poi inizia a dettare una serie numerica in codice, lo trascriviamo e cerchiamo Basco nero, ma niente non c’è, ci allontaniamo in posizione occultata nel bosco per decifrare il messaggio con le chiavi di decodifica che ci sono state fornite.
Non è facile ma alla fine il codice ci comunica che il nostro Obj, ossia Basco nero, è stato trasferito in un’atra località: Tolima, abbiamo le coordinate e lì ci dirigiamo.
Marciamo per un bel po’ e arrivati a circa 400 mt da Tolima decidiamo di bivaccare il più possibile vicini all’obj in modo da attaccarlo alle prime luci dell’alba, da comunicazioni della DE ci informano che Basco nero ancora non e’ presente alle cordinate. sono circa le h 01.00.
Ci prepariamo per il bivacco e per la cena, il tutto viene fatto nel buio più completo perché accendere una torcia significherebbe rendersi immediatamente visibili al nemico. Le manovre risultano estremamente difficili, cercare una qualsiasi cosa nello zaino diventa un’impresa.
Dormiamo, se così si può dire, poche ore in una posizione scomodissima, c’è una pendenza che fa scivolare i sacchi a pelo che ci costringerà tutta la notte ad imbarazzanti manovre di risalita.
La temperatura scende intorno agli 4/5°.
Alle 5 suona la sveglia e in pochi minuti facciamo colazione e riaffardelliamo gli zaini, siamo nuovamente operativi e si riparte.
Ci avviciniamo silenziosi all’obj, Tolima sembra molto presidiata, si sentono molte voci e vediamo un via vai di operatori in assetto di vigilanza.
Ci occultiamo nella boscaglia per stanare Basco Nero, improvvisamente una vedetta si insospettisce, si avvicina verso la vegetazione che ci nasconde, è a pochissimi passi, il contatto è inevitabile per cui apriamo il fuoco, la vedetta è falciata ma prontamente intervengono gli altri e ne nasce uno “scontro a fuoco” breve ma violento, grazie alla velocità di Beast ne usciamo vincitori, ma Basco nero non c’è si è allontanato con una ptg in ricognizione.
Ci posizioniamo sulla strada dalla quale dovrà necessariamente ripassare, prepariamo un’imboscata.
Dopo una trentina di minuti ecco la ptg con Basco nero di ritorno, apriamo il fuoco, sono tutti colpiti tranne Basco nero che preleviamo e lo portiamo in sicurezza nel bosco dove ci darà i prossimi Obj:
1° Raffineria di droga
2° Obj Fisso
3° Obj Mobile
Ci dirigiamo verso la raffineria, arriviamo dall’alto di una collina e vediamo l’obj da posizione favorevole, si sentono spari, l’obj e’ sotto attacco. Scendiamo silenziosamente, lo scontro e’ appena terminato, i difensori sono molto rilassati, troppo rilassati, ci apriamo a ventaglio e facciamo irruzione. I nemici sono completamente sopraffatti dalla sorpresa, ne eliminiamo subito un buon numero, solo uno resiste e spara nervosamente nascosto da un muretto ma il nostro volume di fuoco è troppo per lui e in poco tempo viene sopraffatto.
Ispezioniamo la raffineria costruita in modo realistico con tavoli pieni di polvere bianca non meglio identificata e poi ci allontaniamo velocemente, dopo aver posizionato il C4.
Ok, ci dirigiamo verso l’obj mobile, coordinate sul Gps e via.
Arrivati sul punto di transito dell’obj mobile scorgiamo una pattuglia in attengiamento ostile, e come ci vedono cominciano a venirci incontro, decidiamo di arretrare e cercare un’altra via per portare a termine la missione. Iniziare uno scontro con un numero imprecisato di avversarsi e senza che ci fosse il nostro obj non rientrava nei nostri piani.
Attendiamo un paio di ore, cercando nuove strade tra i rovi o aspettando che la pattuglia si tolga dall’incrocio, ma niente. Siamo costretti a ritornare sulla ferrovia per cercarli di aggirarli alle spalle.
Ci troviamo sui binari della ferrovia su cui è passato il trenino che ci ha infiltrati e che di fatto delimita l’AO, sono circa le 13.00, e la temperatura è molto alta, fa caldo e si suda molto sotto il peso schiacciante dei nostri zaini.
Percorriamo qualche km sulla ferrovia, per cercare di arrivare all’altro punto di transito del mezzo che dobbiamo assaltare, ma lungo le rotaie e controllando la cartina arriviamo dentro il posto di comando nemico. Torniamo indietro e ci immergiamo nuovamente nel fitto del bosco e combattiamo la lotta più dura e senza sosta fatta contro la marea di rovi che sembrano piante carnivore che si ti attaccano bloccandoti braccia e gambe.
Sono circa 200mt di rovi, e subito dopo arriviamo di nuovo nel punto in cui avevamo lasciato la pattuglia ferma all’incrocio. Non possiamo piu aspettare, decidiamo di attaccarli, questa volta ancora non ci hanno sentiti o visti.
Ci avviciniamo lentamente, quando Micio si ritrova sopra un nemico che stava dormendo dietro un dosso, lo disarma e subito il suo amico a circa 50mt incomincia ad ingaggiare con noi.
Siamo ancora in una posizione svantaggiata per attaccare, decidiamo di ripiegare giù nella vallata per portarci verso la strada che porta all’Obj Fisso, saremo tornati di nuovo la notte in questo punto.
C’è una collina da salire sulla cui sommità c’è l’obj fisso ma la salita è piena di vegetazione fitta. Iniziamo a risalire facendo più silenziosamente possibile, sono circa 900mt. per quanto lo si possa fare, arrivati quasi sulla sommità ci accorgiamo che l’obj consiste in una stazione ferroviaria, ma come usciamo dalla vegetazione veniamo attaccati dalla contro che presidiava e con tutta probabilità si era accorta del nostro arrivo a causa de fruscio provocato dal nostro movimento tra la vegetazione.
Noi veniamo dal basso, loro ci vedono dall’alto e si coprono dietro le finestre del casolare ferroviario, lo scontro è impari.
Prima l’uno poi l’altro veniamo tutti colpiti e quindi catturati.
Ci fanno sedere in attesa di essere prelevati e trasportati in prigionia.
Ecco arrivare una jeep, scendono un paio di operatori e ci incappucciano tutti e quattro e quindi ci obbligano a salire sulla jeep, destinazione quartier generale della Controinterdizione.
Una volta arrivati ci fanno scendere e ci fanno sedere in una specie di recinto stretto e basso, poco dopo arriva un tipo, dall’inequivocabile accento sardo, che preleva me e Beast e ci porta sempre incappucciati in una stanza semibuia con un tavolo sul quale faceva bella mostra una minacciosa pistola, ci levano i cappucci e inizia l’interrogatorio. Vogliono sapere cosa ci facciamo lì, perché abbiamo sparato ai loro uomini e qual è la nostra missione.
Noi cerchiamo di apparire collaborativi e sosteniamo una storia di copertura che ci vede come mercenari con la missione di ricognire i pozzi petroliferi lungo la ferrovia, avevamo sparato solo perché siamo stati attaccati.
Ci riportano nella recinzione e arriva il momento per Micio e Hound, più o meno riusciamo a mantenere la stessa versione (anche se con qualche sbavatura …..) ma alla fine risultiamo “abbastanza convincenti”, dopo neanche un’ora ci rilasciano (non sarà così per un’altra pattuglia che sarà trattenuta per sei ore) con la minaccia che se ci riprendono non saranno così buoni con noi.
Ci caricano sulla jeep e ci rilasciano a distanza di sicurezza dal loro comando.
Liberi nuovamente ci infiltriamo nel bosco, facciamo il punto, e con gran gioia ci accorgiamo che ci hanno rilasciati sulla carrabile dell’Obj mobile, basta attendere il suo passaggio ed il gioco e’ fatto.
Dopo pochi minuti passa un mezzo, lo blocchiamo con un imboscata, ma si tratta di un mezzo della DE, allora decidiamo di scendere verso il famigerato incrocio per prenderli alle spalle.
Arriviamo dall’alto di una collina, sentiamo le voci dei presidianti ma anche loro sentono noi e ci attaccano immediatamente, noi rispondiamo al fuoco ma sono troppi e molto determinati, ci corrono addirittura contro. Noi optiamo per una veloce ritirata sulla collina, una fatica incredibile, correre a rotta di collo con tutti quei kg addosso su una salita decisamente impegnativa, ma l’adrenalina è tanta e riusciamo a sfuggirli.
Dopo poco rinunciano ad inseguirci, tornano al loro presidio e tornano a rilassarsi.
Intanto è calato il buio e noi siamo ancora lì, aspettiamo che il buio sia totale poi silenziosi scendiamo dalla collina armati di Nvg. Decidiamo di attaccare seguendo una strategia che prevede che io, Beast e Hound attacchiamo simultaneamente da una parte provocando più casino possibile per farli venire fuori allo scoperto mentre Micio, sulla strada con il visore li falcerà uno dopo l’altro.
L’attacco è immediato e la risposta lo è altrettanto ma in pochi minuti riusciamo a sopraffarli.
Azione da manuale!
La mobilità dell’obj consisteva in un pezzo d’artiglieria che veniva spostato da un punto all’altro della suddetta porzione di territorio, posizioniamo il C4 e ci scappiamo via, prima che arrivino i rinforzi avversari.
Ormai è notte, comunichiamo all’Opcom che la Missione è completata, abbiamo il permesso di andarci a riposare avendo portato a termine gli obj Basco Nero; troviamo un posto confortevole in mezzo al bosco, prepariamo il bivacco e mangiamo e beviamo quel poco che ci resta; stanchi morti entriamo nei nostri sacchi a pelo e sveniamo dal sonno.
Ma non è ancora finito, passano appena tre ore e inizia a piovere sempre più insistentemente, resistiamo nei nostri bivybag fino a quando l’acqua non trova la via per entrare ed inzupparci, fa pure freddo, allestiamo una copertura con un basha e ci mettiamo tutti e quattro lì sotto, bolliamo dell’acqua e ci prepariamo un tè caldo che si rivela un vero sollievo.
Si potrebbe chiedere l’esfiltrazione ma decidiamo di resistere fino al mattino, così come previsto per tutte le pattuglie. Ci teniamo il morale alto con continue battute e continuando a mangiare le molte cose che erano avanzate negli zaini.
Le prime luci dell’alba arrivano, la Missione ora è veramente finita, ricomponiamo gli zaini e ci avviamo verso il punto in cui verranno ad esfiltrarci.
Dopo poche ore ci ritroviamo tutti stanchi ma sorridenti e con il morale altissimo seduti in un bel agriturismo a mangiare prodotti caratteristici sardi, gentilmente offerti dagli organizzatori, in un clima di fratellanza e reciproco rispetto.
Ci sono gli eccellenti organizzatori del Sardinia Island 1989, c’è il 17° Rangers, gli Asat e tanti altri.
Poi gli ultimi brindisi, gli ultimi abbracci e la promessa di ritrovarci presto.
E’ ora di tornare a casa, saliamo in macchina con una sensazione mista di gioia e soddisfazione per il lavoro fatto.
Questo è la fine del mio lungo racconto su quella che per me è stata una bellissima esperienza sotto ogni punto di vista, ma non posso concludere senza ricordare i compagni di avventura i quali non hanno mai lesinato consigli, indicazioni e istruzioni utili per affinare la mia tecnica di combattimento; alla loro disponibilità e alla loro simpatia con cui mi sono trovato da subito in armonia.
Poi devo ringraziare il direttivo del 9° Incursori che ha creduto in me e che non appena tornato mi ha fatto sentire la vicinanza dell’intero club.
Alla prossima.